sabato 17 maggio 2014

Questo è un buon giorno.

Le nubi si accumulano in cielo, accalcandosi come persone in fila all'ingresso di uno stadio, nascondono la palla rossa del sole che nonostante tutto, riscalda l'aria che odora di maggio.
Ne prendo una generosa boccata, fresca mi riempie i polmoni, mi sembra che arrivi piano fino alla punta delle mie dita; dalla finestra arriva un suono lontano, una fisarmonica, una canzone d'amore senza tempo piena di una passione capace di esistere solo nella fantasia. ..." Besame, besame mucho..".
Il ribollire della moka richiama l'attenzione e l'aroma familiare del caffè inonda la stanza che di improvviso sembra il posto più sicuro del mondo.

"Buongiorno a tutti " dico a voce alta come se il mondo potesse sentirmi ed oltre la malinconia, il dolore e la noia, nell'attimo stesso in cui lo dico, un brivido percorrendo la schiena mi regala un briciolo di serenità.

Half past six cake:

  • 250g Ricotta;
  • 300g Zucchero;
  • 1 Tavoletta di cioccolato alla gianduia;
  • Nocciole tritate;
  • Farina q.b.
  • 1 Bustina di lievito vanigliato;
  • 2 Uova.

Lavorate la ricotta con lo zucchero fino ad ottenere una consistenza cremosa. Fondete la tavoletta di cioccolato a bagnomaria ed aggiungetela al composto di ricotta e zucchero ed amalgamando bene. Unite poi i due tuorli e montate a neve ferma gli albumi con un pizzico di sale. Unite il lievito e mescolate bene, poi unite le nocciole tritate. Amalgamate gli albumi al resto mescolando dal basso verso l'alto perchè non si smontino. Solo in ultimo tanta farina quanto basta per ottenere un composto omogeneo e fluido.
Ungete uno stampo ( o foderatelo con carta da forno) e versateci il composto livellandone bene la superficie.
Mettetelo in forno già caldo a 180 gradi per almeno 40 minuti. Fate la prova dello stecchino per verificare la cottura.

Con questa ricetta partecipo al contest "Un anno di colazioni: il Plumcake" di Letizia in Cucina in collaborazione con FIMOra;

E' una ricetta che ho già preparato ma che voglio riproporre in occasione di questo contest. 







mercoledì 7 maggio 2014

C'era una volta la primavera, il canto degli uccellini e l'insalata di cereali con fave e pecorino.

Cosa fa più primavera del cinguettio degli uccellini?! Piove, fa relativamente freddo e le giornate sono sempre cupe, ma loro imperterriti cantano, cantano e cantano ricordandomi che la primavera dovrebbe essere inoltrata.
Li sento la mattina quando, appena sveglia, apro la finestra della mia camera; li sento mentre salgo in macchina per andare a lavoro e la sera quando riprendo il mezzo per tornarmene a casa. Il loro armonioso cinguettio accompagna le mie giornate come se fossi una moderna ( sgraziata e poco femminile) Biancaneve metropolitana. 

Se io fossi una persona normale, nella musicalità del canto di quei graziosi pennuti dovrei trovare un lieto messaggio a tratti poetico, come se fosse una sorta di colonna sonora antidepressiva rimando della bella stagione incombente; un'iniezione di positività gratuita che dovrebbe farmi sentire come dentro una favola. 
Ma no, io non sono normale, e in questo caso i miei studi universitari contribuiscono a rovinare l'atmosfera a tinte pastello che ho appena dipinto: ogni volta che li sento non posso far a meno di pensare che in realtà gli amabili uccellini con il melodioso canto non stanno facendo altro che insultarsi!

Ecco che il veleno della mela si irradia a raggera su tutta la realtà che mi circonda riconsegnandomi la cruda e nera realtà così com'è: la musica naturale dei piccoli esseri alati che da secoli ispira musicisti e poeti non è altro che un minaccioso canto di battaglia. 

Immagino il passerotto dell'albero a sinistra che grida verso il dirimpettaio: "Hei tu, vedi di non avvicinarti al mio albero che ti spezzo le ali!" e l'altro indispettito rispondergli: "Vai tranquillo, un nido vecchio e lercio come il tuo puoi pure tenertelo, lurido pezzente!" 

Oppure il cardellino che atteggiandosi come un cafone palestrato di quelli che vanno di moda adesso cerca di conquistare la sua bella gonfiando il petto e dicendole: "Tu piccola, guarda che qui intorno un uccello prestante come me non lo trovi sicuro: guarda che muscoli!" (chiunque è libero di vedere doppi sensi in questa affermazione).

Immagino il pettirosso che avendo individuato un succulento insetto e temendo che qualche altro pennuto possa arrivare prima di lui e rubargli il pranzo, planando verso la preda grida come un ossesso: "E' mio! E' mio! E' mio! Che nessuno si azzardi a toccarlo maledetti morti di fame!"

Ecco che così mentre la mia giornata scorre monotona spariscono i gentili sette nani, crolla la casetta in mezzo al bosco e si fa strada la consapevolezza che nessun principe figaccione cercherà di risvegliarmi quando l'incantesimo del sonno mi costringerà in una magnifica bara di cristallo adornata di fiori perenni. 
Ecco che mi ritrovo alla guida della mia macchina, ferma al semaforo che rido sola come una scema allietata da quella violenta pioggia di insulti che riempie l'aria di armoniosi cinguettii.

Insalata di cereali con fave, pecorino e mentuccia:



  • cereali misti (orzo, riso e farro);
  • pecorino fresco;
  • fave;
  • foglie di mentuccia fresca;
  • olio evo;
  • sale.
Lessate le fave, dopo averle sbucciate per il tempo necessario affinchè diventino morbide; scolatele e mettetele da parte. Cuocete i cereali (io preferisco comprare quelli prelessati che hanno un tempo di cottura minimo di modo da non dover metterli a bagno per ammorbidirli) in acqua salata, poi scolate anche questi e passateli sotto il getto di acqua ghiacciata così da preservarne la cottura che deve essere al dente. 
Tagliate il pecorino a dadini e metteteli in una capiente ciotola da insalata, aggiungete le fogliette di mentuccia finemente tritate, le fave e i cereali freddi; condite con olio evo, aggiustate di sale e mescolate amalgamando bene il tutto.