sabato 22 febbraio 2014

La ricetta della felicità

"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce.
Lentamente muore chi evita una passione,
chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i
piuttosto che un insieme di emozioni;
emozioni che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti agli errori ed ai sentimenti!
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza,
chi rinuncia ad inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia e pace in sé stesso.
Lentamente muore chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di
gran lunga
maggiore
del semplice fatto di respirare!
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di
una splendida
felicità."

E' proprio partendo dagli ingredienti più semplici che si preparano le ricette migliori.

TEGLIA DI FINOCCHI AL FORNO CON FIOCCHI DI LATTE E ARANCIA:

Ingredienti:
  • finocchi;
  • fiocchi di latte;
  • arance;
  • olio evo;
  • sale;
  • pepe nero.
Preparazione: mondate i finocchi e tagliateli a fettine sottili,; lasciatele cuocere in acqua bollente per cinque minuti, di modo che si ammorbidiscano. Nel frattempo, spremente le arance, eliminate i semi e prelevatene la polpa; in una ciotola mescolate la polpa al succo, aggiungete un filo d'olio, un pizzico di sale e uno di pepe ed emulsionate bene il tutto. Rivestite una teglia con carta da forno, e cominciate ad alternare gli strati procedendo in questa maniera: formate uno strato spesso ed omogeneo di finocchi, ricopritelo con i fiocchi di latte ed irrorate il tutto con la salsa all'arancia; procedete così fino all'esaurimento di tutti gli ingredienti.
Cuocete in forno preriscaldato a 180 gradi per almeno 40 minuti e servite ben caldo condendo con un filo d'olio evo a crudo.



Con questa ricetta partecipo al contest Smiling Diet di Justhermione.


http://justhermione.wordpress.com/2014/02/07/contest-di-justhermione-smiling-diet-a-dieta-col-sorriso

venerdì 14 febbraio 2014

Le focaccine di Giunone

Oggi in tutto il mondo è festeggiata la ricorrenza della morte di San Valentino; martire morto per mano di un soldato che lo decapitò sulla Flaminia, viene considerato il santo protettore degli innamorati, nonostante non siano certe le motivazioni. Pare che il Santo, dopo un arresto, fu affidato ad una famiglia benestante di Roma; la leggenda narra che questi avessero una figlia gravemente malata che guarì miracolosamente per intercessione del Santo ternano. Valentino in punto di morte, dedicò le sue ultime parole alla giovane, concludendo il suo pensiero con le parole"...il tuo Valentino", da cui prende origine l'espressione anglofona " be my Valentine".

Un'altra storia popolare narra che Valentino passeggiando, si imbattè in una coppia in lite ai quali porse una rosa e li invitò a riconciliarsi richiamando su di loro uno stormo di piccioni tubanti; da qui l'espressione "piccioncini".

In pochi però sanno che questa ricorrenza fu imposta dall'impero romano in sostituzione di una festività pagana che, in un'epoca di forte evangelizzazione, doveva essere abolita. In quel tempo infatti la grande espansione del cattolicesimo portò alla graduale demolizione dei culti pagani che, sino ad allora, erano profondamente radicati nel folklore dei popoli romani. Per far sì che l'imposizione di una nuova religione fosse accettata dal volgo, l'impero decise di sostituire le ricorrenze pagane con le ricorrenze cristiane mantenendo invariate le date di modo da scongiurare una vera e propria insurrezione popolare.

Forse l'esempio più noto è quello della festa del Natale che si sovrappose alle celebrazioni pagane dei saturnali che si svolgevano dal 17 al  23 dicembre e alla festa del Dies Natalis Solis Invicti che ricorreva proprio il giorno del 25 dicembre. Stessa cosa successe con il giorno di San Valentino, che andò a sostituire una festa molto cara ai pagani, quella dei Lupercalia da cui probabilmente trassero ispirazione anche per il significato della ricorrenza.

Ovviamente i romani non condividevano il senso del pudore tipico del cattolicesimo, di conseguenza l'idea di amore era molto più carnale e terrena, meno infarcita delle ipocrisie tipiche del perbenismo ecclesiastico che alla sostanza preferiva la forma. Nel pragmatismo romano, la congiunzione romantica tra un uomo e una donna aveva come scopo ultimo la riproduzione ed è per questo che tra il 13 e il 17 febbraio venivano svolti dei riti, conosciuti come Lupercalia appunto, volti a favorire la fertilità delle donne e delle terre.

La leggenda popolare legata a queste celebrazioni, narra attraverso le parole di Ovidio che un lungo periodo di infertilità colpì le donne che abitavano i territori dell'Urbe durante il regno di Romolo; per questo uomini e donne si recarono ai piedi del colle Esquilino per pregare Giunone, madre di tutti gli dei, affinché la dea ponesse fine a questo supplizio. La dea affidò la sua risposta al vento e, attraverso il mormorio delle fronde degli alberi, ordinò ai supplicanti di sacrificare un capro e di percuotere con le pelli dello stesso la schiena delle donne affinché queste ritrovassero la perduta fertilità.

Nei secoli successivi questa ricorrenza veniva celebrata da giovani sacerdoti che, dopo aver sacrificato l'ovino, correvano nudi intorno al colle Palatino frustando con le pelli dell'animale ogni donna incontrassero durante il loro cammino; naturalmente prima di questa fatica fisica, i festeggiamenti prevedevano un lauto banchetto, durante il quale gli officianti si abbuffavano di carni, vino e dolci per caricarsi dell'energia necessaria ad affrontare la corsa sfiancante.

Tornando ai giorni nostri,  possiamo notare come le origini pagane della festa siano riscontrabili nel materialismo dei festeggiamenti moderni; durante questa giornata infatti, è uso comune offrire dei doni alla persona amata e celebrare la ricorrenza consumando dei pasti elaborati ed abbondanti proprio come i nostri avi offrivano il capro alla dea e banchettavano in suo onore.
Sarà che non sono mai stata una persona particolarmente religiosa né tanto meno una donna romantica, ma questa visione del giorno di San Valentino come evoluzione antropologica degli antichi folklori me lo rende meno insopportabile e incomprensibile; mi piace pensare che tutti coloro che si affrettano a festeggiarlo lo facciano per un retaggio delle vecchie celebrazioni latina, piuttosto che fermarmi all'impressione cinica che mi mostra solo un abuso improprio della parola amore.

Sacrificare una capretta mi sembrava un po' troppo cruento, né mi è sembrata molto appropriata l'idea di correre nuda per le vie di Padova percuotendo le donne con la pelle del povero animale finendo poi la serata in galera, così ho deciso di preparare un dolce da offrire alla dea che richiudesse in sé alcuni elementi che rimandassero al paganesimo ma che esprimessero anche la mia personalissima interpretazione di questa ricorrenza.

Ho scelto degli ingredienti di origine vegetale perché la fertilità è soprattutto un concetto legato alla terra, madre di tutte le creature che popolano questo pianeta in un mio personalissimo omaggio alla madre di tutti gli dei che regalò a quelle donne l'illusione che la sua intercessione le avrebbe rese madri a sua volta, dando loro il privilegio di provare l'unico amore vero ed eterno.

FOCACCINE DI GIUNONE (Muffin alla vaniglia con farina di riso e latte di soia)


Ingredienti secchi:250 g di farina di riso, 140 g di zucchero, 1 bustina di lievito, 1 cucchiaino di bicarbonato.

Ingredienti umidi: 85 d di margarina, 2 uova, 200 ml di latte di soia, 1 stecca di vaniglia.

In una ciotola montate le uova con la margarina ammorbidita, prelevate l'interno della stecca di vaniglia e mescolatelo al latte di soia; poi unitelo al composto di uova amalgamandolo completamente. In una ciotola differente setacciate la farina con lo zucchero, il lievito, lo zucchero e il cucchiaino di bicarbonato. Unite gli ingredienti secchi a quelli umidi e mescolateli per il tempo necessario ad incorporarli completamente senza perderci troppo tempo, altrimenti i muffin potrebbero risultare un po' duri.
Cuoceteli in forno preriscaldato a 200 gradi per 15/20', fino a quando non saranno ricresciuti ed imbruniti in superficie.



Con questa ricetta partecipo al contest di "Letizia in cucina" in collaborazione con FIMora, " Un anno di colazione: i Muffin"






lunedì 10 febbraio 2014

I love Chuck

Affido il mio pensiero di oggi alle parole di uno degli artisti che stimo di più e lo faccio perché io non so davvero come dirlo ed oggi non ho poi tanta voglia di parlare.

"Non cercare sempre di aggiustare le cose. Quello da cui scappi non fa che rimanere con te più a lungo. Quando combatti qualcosa, non fai che renderla più forte. Non fare quello che vuoi. Fai quello che non vuoi. Fai quello che sei allenata a non volere. Il contrario della ricerca della felicità. Fai le cose che ti spaventano di più."


Per la prima volta, ispirata da un contest proposto da una "collega", ho deciso di postare su questo mio blog la ricetta di una bevanda da preparare in casa.

Frappè di latte di soia, banana e granella di nocciole.

Ingredienti:

  • 200 ml di latte di soia;
  • 1 banana;
  • 25 g di nocciole sgusciate;
  • zucchero grezzo di canna.


Versate il latte nel frullatore, aggiungete la banana sbucciata e tagliata a pezzi e le nocciole sgusciate; azionatelo e lasciate che frulli il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso. Versatelo in un bicchiere e decoratelo con dello zucchero grezzo di canna.




La raccolta a cui mi piacerebbe partecipare si chiama "Bollicine" del blog "Lamponi e Tulipani"








martedì 4 febbraio 2014

I lupi solitari e la torta di mele.

Mi perdonerete se il primo post di febbraio assumerà dei toni a dir poco polemici ma credo che sia doveroso mettere nero su bianco le riflessioni che torturano le mie meningi a seguito di una serie di esperienze personali che mi hanno portato a conclusioni di carattere universale riguardanti il genere umano o per lo meno la maggior parte dei rappresentanti del medesimo.
Ovviamente prendete queste mie parole al pari di opinioni arbitrariamente personali ma, anche se peccherò di presunzione nel farlo, sono convinta che molti di voi saranno d'accordo con quanto sto per asserire. 
L'umanità è costituita per la maggior parte da deficienti nell'accezione etimologica del termine: individui che che mancano di concretezza e vivono esistenze prive di significato all'insegna dell'ipocrisia e dell'ingratitudine; persone capaci di grandi parole ma deficienti di fatti al suffragio delle stesse, involucri più o meno piacenti vuoti di coerenza che si aggirano nel mondo come dispensatori di sentimenti fugaci e miseri che, data la loro immensa pochezza, si traducono in rapporti che una volta sfumato l'entusiasmo iniziale non lasciano dietro di essi nemmeno un flebile eco di risonanza. 
Ecco perché matura prepotentemente dentro di me la convinzione che il concetto scientificamente riconosciuto secondo cui l'essere umano sia un animale da branco è assolutamente valido nel caso dei suddetti esemplari della specie poiché essi sono caratterizzati da un'evoluzione emotiva e spirituale paragonabile a quella di un qualsiasi monogamo stagionale. Questo comportamento, tipico di alcuni volatili consiste nello scegliere un partner allo scopo riproduttivo con cui instaurano un rapporto che dura giusto il tempo necessario a raggiungere l'obiettivo; in queste specie entrambi i partner collaborano alla costruzione del nido, all'incubazione delle uova  e si occupano dei nuovi nati finché questi non sono pronti per lasciare il covo, allorché anche il legame di coppia si scinde ovviamente senza che nessuno dei due si ricordi dell'altro, tanto che nelle stagioni successive potrebbero tornare assieme senza essersi però riconosciuti. 
Lavorando per metafore gli esemplari umani a cui prima mi riferivo, sono capaci di dare ai rapporti che instaurano con individui della stessa specie l'importanza e il peso che gli danno questi uccelli; ci tengo a precisare che non mi sto riferendo solo ed esclusivamente ai rapporti di coppia di natura romantica ma estendo il paragone a tutte le tipologie di relazione che un essere umano può instaurare con un suo simile. 
Il "deficiente" quando vive rapporti emotivamente coinvolgenti con qualcun'altro tende a straparlare, a dargli un' importanza vitale, a conferire a questi un'aurea di eternità fin quando queste relazioni assolvono allo scopo che si è prefissato; una volta finita la "stagione" al "deficiente" di questi legami non rimane niente, anzi diventano scomodi, da cancellare e la controparte che prima sembrava essenziale alla sopravvivenza, cade nell'oblio per essere sostituita stagionalmente da un altro esemplare che soddisfi i bisogni momentanei.
Ecco perché credo che il concetto di "animale da branco" sia applicabile più facilmente a questa categoria di esseri umani, perché hanno costantemente bisogno di un riciclo di simili che solo un'abbondanza numerica può garantire.
Posso quindi dire con estrema fierezza che mi ostinerò per questo a vivere ai margini di questa organizzazione che chiamiamo società orgogliosa di essere diversa, emarginata e strana e che non rinuncerò mai a cercare tra tutti gli esemplari della mia specie chi, come me, è nato lupo solitario.

Tornando alle ricette, la cui condivisione è lo scopo primario del mio blog, voglio proporvi la ricetta della mia personalissima versione della torta di mele che, com'era facilmente prevedibile è diversa dalla più comune, arricchita da un sfumatura acre e da un profumo fresco, quello del limone.

TORTA DI MELE E MARMELLATA DI LIMONI: 

  • 2 mele golden;
  • 1 limone;
  • 200 g di farina 00,
  • 120 g di zucchero semolato;
  • 150 g di marmellata di limoni (possibilmente fatta in casa, prima o poi vi dirò come la faccio io);
  • 1 bustina di lievito vanigliato;
  • 50 g di margarina; 
  • 200 ml di latte.

Sbucciate le mele e tagliatele in fettine non troppo sottili, mettetele in una ciotola ed irroratele con il succo del limone precedentemente spremuto e filtrato dai semi; lavorate le uova con lo zucchero montandole con la frusta elettrica fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete la marmellata e mescolatela incorporandola completamente al composto; aggiungete la farina setacciata con il lievito e montate il tutto fino ad eliminare tutti i grumi, aiutandovi unendo il latte a filo fino ad ottenere un impasto cremoso ed omogeneo. Imburrate ed infarinate una teglia, versate l'impasto e decoratene la superficie con le fettine di mela, poi infornate a 180 gradi per almeno 40 minuti.