Ovviamente prendete queste mie parole al pari di opinioni arbitrariamente personali ma, anche se peccherò di presunzione nel farlo, sono convinta che molti di voi saranno d'accordo con quanto sto per asserire.
L'umanità è costituita per la maggior parte da deficienti nell'accezione etimologica del termine: individui che che mancano di concretezza e vivono esistenze prive di significato all'insegna dell'ipocrisia e dell'ingratitudine; persone capaci di grandi parole ma deficienti di fatti al suffragio delle stesse, involucri più o meno piacenti vuoti di coerenza che si aggirano nel mondo come dispensatori di sentimenti fugaci e miseri che, data la loro immensa pochezza, si traducono in rapporti che una volta sfumato l'entusiasmo iniziale non lasciano dietro di essi nemmeno un flebile eco di risonanza.
Ecco perché matura prepotentemente dentro di me la convinzione che il concetto scientificamente riconosciuto secondo cui l'essere umano sia un animale da branco è assolutamente valido nel caso dei suddetti esemplari della specie poiché essi sono caratterizzati da un'evoluzione emotiva e spirituale paragonabile a quella di un qualsiasi monogamo stagionale. Questo comportamento, tipico di alcuni volatili consiste nello scegliere un partner allo scopo riproduttivo con cui instaurano un rapporto che dura giusto il tempo necessario a raggiungere l'obiettivo; in queste specie entrambi
i partner collaborano alla costruzione del nido, all'incubazione
delle uova e si occupano dei nuovi nati finché questi non sono pronti per lasciare il covo, allorché anche il legame di
coppia si scinde ovviamente senza che nessuno dei due si ricordi dell'altro, tanto che nelle stagioni successive potrebbero tornare assieme senza essersi però riconosciuti.
Lavorando per metafore gli esemplari umani a cui prima mi riferivo, sono capaci di dare ai rapporti che instaurano con individui della stessa specie l'importanza e il peso che gli danno questi uccelli; ci tengo a precisare che non mi sto riferendo solo ed esclusivamente ai rapporti di coppia di natura romantica ma estendo il paragone a tutte le tipologie di relazione che un essere umano può instaurare con un suo simile.
Il "deficiente" quando vive rapporti emotivamente coinvolgenti con qualcun'altro tende a straparlare, a dargli un' importanza vitale, a conferire a questi un'aurea di eternità fin quando queste relazioni assolvono allo scopo che si è prefissato; una volta finita la "stagione" al "deficiente" di questi legami non rimane niente, anzi diventano scomodi, da cancellare e la controparte che prima sembrava essenziale alla sopravvivenza, cade nell'oblio per essere sostituita stagionalmente da un altro esemplare che soddisfi i bisogni momentanei.
Ecco perché credo che il concetto di "animale da branco" sia applicabile più facilmente a questa categoria di esseri umani, perché hanno costantemente bisogno di un riciclo di simili che solo un'abbondanza numerica può garantire.
Posso quindi dire con estrema fierezza che mi ostinerò per questo a vivere ai margini di questa organizzazione che chiamiamo società orgogliosa di essere diversa, emarginata e strana e che non rinuncerò mai a cercare tra tutti gli esemplari della mia specie chi, come me, è nato lupo solitario.
Tornando alle ricette, la cui condivisione è lo scopo primario del mio blog, voglio proporvi la ricetta della mia personalissima versione della torta di mele che, com'era facilmente prevedibile è diversa dalla più comune, arricchita da un sfumatura acre e da un profumo fresco, quello del limone.
TORTA DI MELE E MARMELLATA DI LIMONI:
- 2 mele golden;
- 1 limone;
- 200 g di farina 00,
- 120 g di zucchero semolato;
- 150 g di marmellata di limoni (possibilmente fatta in casa, prima o poi vi dirò come la faccio io);
- 1 bustina di lievito vanigliato;
- 50 g di margarina;
- 200 ml di latte.
Sbucciate le mele e tagliatele in fettine non troppo sottili, mettetele in una ciotola ed irroratele con il succo del limone precedentemente spremuto e filtrato dai semi; lavorate le uova con lo zucchero montandole con la frusta elettrica fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete la marmellata e mescolatela incorporandola completamente al composto; aggiungete la farina setacciata con il lievito e montate il tutto fino ad eliminare tutti i grumi, aiutandovi unendo il latte a filo fino ad ottenere un impasto cremoso ed omogeneo. Imburrate ed infarinate una teglia, versate l'impasto e decoratene la superficie con le fettine di mela, poi infornate a 180 gradi per almeno 40 minuti.
che dire...di questi tempi è sempre più difficile istaurare rapporti sinceri e leali con le persone.
RispondiEliminala tua torta con la sfumatura acre mi incuriosisce
Già, Enrica è proprio vero! Ti assicuro che nonostante la sua sfumatura acre, questa torta di mele fa passare l'amaro che certe persone lasciano in bocca!
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